Governo, la difficile “partita” di Mattarella

Governo, la difficile “partita” di Mattarella

Dal Capo dello Stato una chiamata al “senso di responsabilità”. Preoccupazione per una “crisi complicatissima”, ma anche la conferma che il Presidente si muoverà in maniera lineare: per prima cosa tenterà in tutti i modi di comporre un governo di legislatura.

“Sarà una crisi complicatissima”. Parola di uno che se ne intende. Oggi è Giorgio Napolitano a certificare lo stato dell’arte di una crisi sempre più al buio. L’ex capo dello Stato lo ha fatto dal Quirinale dopo aver visto Sergio Mattarella che oggi ha compiuto il primo passo per cercare un segno di vita delle forze politiche. Il presidente lo ha mosso a modo suo, limitandosi a ricordare come la politica
abbia come unica missione quella di fare “l’interesse dei cittadini”. Una prima chiamata al “senso di responsabilità” dietro la quale c’è certo la preoccupazione per una “crisi complicatissima”, ma anche la conferma che il capo dello Stato si muoverà in maniera lineare: per prima cosa tenterà in tutti i modi di comporre un governo di legislatura, senza pregiudizio alcuno. Un appello, si fa notare al Quirinale, rivolto a tutte le forze politiche e non solo a un Pd lacerato, forse ancor più profondamente di quello che emerge in superficie. Immediata la reazione di Silvio Berlusconi che ha annusato odore di ritorno alle urne confermando la disponibilità di Forza
Italia: “Bisogna scongiurare una paralisi che porterebbe ineludibilmente a nuove elezioni”. Un messaggio che il Colle già aveva metabolizzato e che piuttosto sembra indirizzato al partner forte della coalizione. Educata, ma nulla nella sostanza, la risposta di Matteo Salvini che dà formalmente ragione a Mattarella confermando però di voler andare avanti da solo. Al punto che a destra si fa strada l’idea di provare a prendersi la presidenza del Senato senza alcun accordo preventivo, puntando tutto sull’autosufficienza al primo ballottaggio. Si vedrà. Intanto il turbinio dei contatti più o meno informali procede anarchico tra tutte le forze politiche mentre ormai il Quirinale è il centro di tutto. Il centralino del Colle è bollente e anche il presidente è lungamente impegnato in telefonate riservatissime con gli ambasciatori dei vari partiti che per ora tengono fuori i leader delle coalizioni. All’interno del Pd regna il Vietnam per il controllo del partito e dei gruppi parlamentari. “Volano gli stracci”, sintetizzano bene alcuni parlamentari. In ogni caso, senza una soluzione in casa Dem, è difficile anche per Mattarella sbilanciarsi oltre. Restano alla finestra i Cinque Stelle: Di Maio è salito al Quirinale, ma per la cerimonia della Giornata delle donne. Bocca cucita, tanti selfie e passerella istituzionale a braccetto con una Virginia Raggi, oggi più concentrata sui percorsi di guerra delle strade romane che sulle alchimie politiche. Per tutti ha parlato Danilo Toninelli, ma non ha detto niente di nuovo: “Noi siamo sempre responsabili”.

da confcommercio.it